sabato 31 ottobre 2009

Mafia, la verità del pentito Spatuzza "Il boss mi disse: il Paese è in mano nostra".

Il pentito ha indicato il senatore del Pdl come referente politico di Cosa Nostra dopo le stragi del '92


Il mafioso ai giudici di Palermo parla dell'ultimo atto della "trattativa" tra cosche e Stato
Nel verbale il racconto dell'incontro nel '94 con Graviano che gli parlò di Berlusconi e Dell'Utri.


PALERMO - C'è un mafioso che parla dell'ultimo atto della "trattativa". E di un altro attentato, di altri cadaveri, di altre protezioni politiche, dell'altro accordo che i boss cercavano con "con il nuovo partito". Così la racconta un pentito, quello che ha fatto riaprire tutte le indagini sulle stragi.
La testimonianza di Gaspare Spatuzza, uomo d'onore della "famiglia" di Brancaccio: "Giuseppe Graviano mi disse che la persona grazie alla quale avevamo ottenuto tutto era Berlusconi e c'era di mezzo un nostro compaesano, Dell'Utri... mi disse anche che ci eravamo messi il Paese nelle mani".
Era lui, Spatuzza, che avrebbe dovuto uccidere cento carabinieri allo stadio Olimpico di Roma all'inizio del 1994. Dopo Falcone e Borsellino nell'estate del 1992, dopo le bombe di Firenze e Milano e Roma nel 1993, i mafiosi avevano bisogno di "fare morti fuori dalla Sicilia per avere poi benefici per i carcerati e anche altri". L'ultimo massacro prima del patto finale.
Un verbale di 75 pagine riapre uno scenario che sembrava sepolto per sempre e fa scivolare ancora una volta - era già accaduto dopo il 1994 alle procure di Caltanissetta e di Firenze, procedimenti archiviati negli anni successivi - i nomi di Silvio Berlusconi e di Marcello Dell'Utri "nell'ambito delle stragi". Era la deposizione che mancava ai procuratori di Palermo nella loro investigazione sulla "trattativa" per legare ogni passaggio fra la prima e la seconda repubblica, fra Capaci e la nascita di Forza Italia, fra i primi contatti avuti dagli ufficiali dei Ros dei carabinieri con Vito Ciancimino nel giugno del 1992 alla mediazione "del compaesano Dell'Utri" del gennaio 1994. Una trama - secondo i magistrati - che troverebbe appunto "conferme" nelle rivelazioni di Gaspare Spatuzza, mafioso testimone delle manovre e dei giochi cominciati con l'uccisione di Giovanni Falcone. Dice Spatuzza nel suo verbale del 6 ottobre scorso al procuratore aggiunto Antonio Ingroia e ai sostituti Nino Di Matteo e Lia Sava: "Incontrai Giuseppe Graviano all'interno del bar Doney in via Veneto, a Roma. Graviano era molto felice, come se avesse vinto al Superenalotto, una Lotteria. E mi spiega che si era chiuso tutto e ottenuto quello che cercavamo. Quindi mi spiega che grazie a queste persone di fiducia che avevano portato a buon fine questa situazione... e che non erano come 'quei quattro crasti dei socialisti'.. ".
Il mafioso, che data questo suo incontro con Graviano a metà del gennaio 1994, ricorda dei socialisti - "crasti", cioè cornuti - che avevano promesso la "giustizia giusta" nell'87 e che erano stati votati da Cosa Nostra. Poi parla ancora del patto riferito da Giuseppe Graviano: "... Tutto questo grazie a Berlusconi, la persona che aveva portato avanti questa cosa diciamo, mi fa (Graviano, ndr) il nome di Berlusconi, io all'epoca non conoscevo Berlusconi, quindi gli dissi se era quello del Canale 5 e mi disse che era quello del Canale 5.. ".
Il racconto del mafioso fa un passo indietro. E riporta tutti i dubbi degli uomini d'onore su quello che era accaduto nell'estate del 1992 in Sicilia e, soprattutto, i dubbi sulla strategia stragista che i Corleonesi non volevano fermare: "Noi ci stavamo portando avanti un po' di morti che non c'entravano niente con la nostra storia... per me Capaci... è stata una tragedia che entra nell'ottica di Cosa Nostra, però quando già andiamo su, su Costanzo (il fallito attentato al giornalista, ndr), su Firenze... su.. ci sono morti che a noi non ci appartengono, perché noi abbiamo commesso delitti atroci, però terrorismo, sti cosi di terrorismo non ne abbiamo mai fatti". E' a quel punto che Gaspare Spatuzza manifesta altre perplessità a Graviano sulla strage che proprio lui - il mafioso di Brancaccio - sta preparando allo stadio Olimpico. Gli risponde il suo capo: "Con altri morti, chi si deve muovere si dà una mossa... significa che c'è una cosa in piedi, che c'è qualcosa che si sta trattando". Gaspare Spatuzza è insieme a Cosimo Lo Nigro, un altro boss. E Graviano chiede a tutti e due "se capiscono qualcosa di politica". E poi dice "che lui è abbastanza bravo, quindi è lui che sta trattando".
Nelle ultime pagine del verbale Gaspare Spatuzza ricostruisce il suo pentimento, il primo colloquio con il procuratore antimafia Pietro Grasso: "Sulla questione di via D'Amelio... siccome si erano chiusi tutti i processi, quindi sapevo a cosa andavo incontro, però mi dicevo: ho prove schiaccianti, perché se c'erano solo le mie parole sarei stato un pazzo a muovermi in questa storia, siccome avevo delle cose, riscontri oggettivi, quindi andavo sicuro. ". E' nell'aprile del 2008 che ha iniziato a parlare: "Il soggetto che io dovevo indicare aveva vinto le elezioni perché noi parliamo, aprile... Io arrivo fine, 17 aprile e quindi il soggetto che io dovevo accusare me lo trovo come capo del Governo... Al di là di questo, il ministro della Giustizia, quel ragazzino così possiamo dire... la figura di Dell'Utri... ". Il verbale di Gaspare Spatuzza nelle pagine seguenti alla numero 61 è fitto di omissis.

di ATTILIO BOLZONI da La Repubblica

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venerdì 30 ottobre 2009

L'imbarazzo generato dall'intrallazzo di Marrazzo ormai ci ha rotto il...

Ho dato una sbirciatina all'Annozero di ieri sera e sono giunto a una conclusione semplice ma innegabile. Nell'operazione "A marrazzo piace prenderlo nel mazzo" il marcio non sta solamente nelle azioni dell'ex Governatore. Al contrario nessuno è immacolato in tutto questo caotico scenario. E dico dappertutto:

Primo, va detto che uno dei quattro carabinieri aveva LUI STESSO una relazione (di cui non si è parlato allo stesso modo che si è fatto con Pierre Marrais) con uno dei trans della zona in cui è avvenuta tutta la vicenda. Relazione che era "controbilanciata" da un comportamento bigotto di facciata dato che Nicola, questo il nome dell'integerrimo carabiniere, quando era in compagnia di un collega si recava nel luogo del delitto a bastonare (e questa volta non dico sessualmente) i Transessuali che trovava in giro. Inoltre il modus operandi con cui è avvenuto il ricatto è tutto tranne che legale, dato che è stato fatto senza un regolare mandato e con brutalità degna dei film polizieschi made in USA.

Secondo, c'è da ricordare che l'amore trans di Nicola era spesso utile al gruppetto visto che faceva la spia riguardo ad alcune vicende che accadevano nel palazzo in cui alloggiavano i trans coinvolti in questo caos. E a detta dei viados stessi il mestiere della "spia" è spesso accettato al'interno di questi traffici, pur di non essere minacciati dai carabinieri. Per queste due cosette anche lo "schieramento" dei Trans non è immune da qualche giudizio.

Terzo, ad occuparsi della vendita del materiale "Hot" delle avventure erotiche dell'ex governatore sono dei tipi non certo irrorati dalla santità celestiale, a detta delle stesse giornaliste a cui è stato dato il video scandalo, che hanno descritto il loro "contatto" come un tipaccio losco, grosso e minaccioso, e che mostrava con disinvoltura una benda su un occhio procurata orgogliosamente dopo una rissa con un gruppo di albanesi, che a detta invece delle trans è lo spacciatore del quartiere che lavora insieme alla polizia per non farsi mettere in carcere.

Il brutto di queste righe che ho scritto è che non sono scopiazzate dal fumetto di Frank Miller di turno, ma sono dettagli della vita reale che non fa molto comodo mostrare nei telegiornali, ma soltanto in trasmissioni a rischio come "Annozero".

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giovedì 29 ottobre 2009

Un bancario ticinese: "Se parlassimo, il governo italiano cadrebbe in 24 ore".

"Non c'è politico o esponente dell'economia italiana che non abbia un conto in Svizzera". Il ruolo della piazza finanziaria nella creazione dell'impero economico di Silvio Berlusconi. Il silenzio di Berlusconi sullo scudo fiscale e la guerra tra Tremonti e il Premier.

LUGANO - Per gli italiani il Canton Ticino è una classica piazza Off-Shore. Tra i 15.000 impiegati nella piazza finanziaria c'è un certo timore: Giulio Tremonti vuole prosciugare le banche luganesi.

Le autorità italiane stimano in 600 miliardi circa i fondi non dichiarati al fisco depositati in Svizzera. Rico von Wyss, docente dell'Università di San Gallo, riferisce a 20min.ch dei dati della Banca Nazionale Svizzera. Dei 4012 miliardi di franchi amministrati in Svizzera, sono 300 quelli in Ticino. E di questi 300 miliardi 200 sarebbero appartenenti a clienti italiani.

Il Ticino, con Lugano, è considerata la terza piazza finanziaria elvetica. Nel settore bancario a fare la parte del leone è Zurigo che, con il 43% degli occupati sul totale, si piazza decisamente al primo posto in Svizzera. Ginevra segue con il 19% e, infine, Lugano, che con il suo 5% è considerata una partner Junior. Per la clientela italiana la piazza bancaria ticinese presenta molti vantaggi. Nelle sfere di influenza, il Ticino è ormai considerato appartenente alla zona metropolitana di Milano. "La vicinanza geografica viene apprezzata dai clienti italiani - spiega il professore - e non esistono barriere linguistiche con i consulenti bancari".

Ora la crisi economica e finanziaria acuisce il fabbisogno degli Stati di drenare denaro pubblico per rilanciare i consumi e l'economia. I grandi stati Europei hanno messo a punto amnistie fiscali per riportare a casa capitali non dichiarati in paesi esteri. Oggi il Blick mostra una sorta di cartina dei fondi neri. Sarebbero 193,4 i miliardi di franchi non dichiarati al fisco tedesco confluiti in Svizzera, mentre sono 185,2 quelli italiani. Una montagna di denaro.

Dopo il blitz di Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate dell'altro ieri, con la perquisizione di 76 succursali di banche svizzere in Italia, il governo svizzero esprime la propria preoccupazione e convoca l'ambasciatore d'Italia a Berna.

La tensione aumenta, così come il sentimento di ostilità nei confronti delle politiche economiche italiane, considerate oltraggiose da una buona parte dei partiti svizzeri. Al Blick un ex direttore con anni di esperienza alle spalle presso una delle più grandi banche in Ticino ha dichiarato che se lui parlasse, il governo italiano cadrebbe in un giorno". "Non c'è nessun esponente del Governo, nessuno del mondo dell'economia italiana che non abbia un conto in Svizzera" ha raccontato l'ex direttore al Blick.

Il giornale svizzero tedesco parla del pericolo che il Premier Berlusconi correrebbe se si esponesse troppo sul tema dello scudo, aggiungendo che dopo le critiche durante il G20 di Londra, Berlusconi non si è più esposto sulla questione. Il Blick ricorda la misteriosa ascesa di Berlusconi e il ruolo decisivo della piazza finanziaria ticinese. "Grazie al silenzio degli avvocati e delle banche ticinesi - si legge sul Blick - non è ancora chiaro da dove sono arrivati i milioni che gli hanno permesso il sorgere del suo impero costruito attorno alla Fininvest".

Infine, sul giornale ci si chiede se questa politica intrisa di attacchi contro la Svizzera non potrebbe rivelarsi suicida contro il Governo di Berlusconi. "Negli occhi dei banchieri è in corso una guerra tra Berlusconi e il ministro delle Finanze Giulio Tremonti. Quest'ultimo, a quanto sembra, vorrebbe candidarsi quale successore di Berlusconi".

Da: TIO, Il Portale della Svizzera Italiana (29 Ottobre 2009)

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mercoledì 28 ottobre 2009

INNERES AUGE, l'ultimo singolo di FRANCO BATTIATO, fotogramma di un'Italia che va a puttane.

L'ho sempre pensato, questa è solamente l'ennesima riprova. Franco Battiato è il non plus ultra della musica italiana e questo vale sia per i testi che per la musica che li accompagna. Questo nuovo singolo, Inneres Auge (che tradotto potrebbe essere "lo sguardo interiore"), è un ritorno alle origini musicali, un ritorno all'elettronica degli inizi della sua carriera, mentre il testo, bhè... quello si commenta da solo, ritratto, purtroppo estremamente realistico della nostra Italia, che piano piano, sta andando sempre più a puttane.
La canzone è ascoltabile in esclusiva fino al 30 ottobre su XL di Repubblica ed in qualità audio migliore, in caso non si dovesse aprire il lettore, potete ascoltarla QUI.


INNERES AUGE

Come un branco di lupi che scende dagli altipiani ululando
o uno sciame di api accanite divoratrici di petali odoranti
precipitano roteando come massi da altissimi monti in rovina.
Uno dice che male c'è a organizzare feste private
con delle belle ragazze per allietare Primari e Servitori dello Stato?

Non ci siamo capiti
e perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti?
Che cosa possono le Leggi dove regna soltanto il denaro?
La Giustizia non è altro che una pubblica merce...
di cosa vivrebbero ciarlatani e truffatori
se non avessero moneta sonante da gettare come ami fra la gente.

La linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
Con le palpebre chiuse s'intravede un chiarore
che con il tempo e ci vuole pazienza,
si apre allo sguardo interiore: Inneres Auge, Das Innere Auge

La linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
Ma quando ritorno in me, sulla mia via,
a leggere e studiare, ascoltando i grandi del passato...
mi basta una sonata di Corelli, perchè mi meravigli del Creato!


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Mariastalla ha trovato il suo stallone


La Gelmini ha annunciato implicitamente che dopo la riforma dei licei entrerà nel fantastico mondo dell'ozio, pseudo letterario e non. Infatti contenta come una tredicenne che appena letto la descrizione di una scena di sesso sfrenato in un libro di Federico Moccia ha annunciato che presto sposerà l'imprenditore di turno e dopo si darà (oltre che al futuro marito 50enne, scusate la battuta triviale) alla stesura di un libro di fiabe. Buona idea posso persino darle qualche suggerimento riguardo alle fiabe. Ad esempio c'è quella della piccola fiammiferaia costretta dalla crisi economica a lasciare il vecchio lavoro e a lavorare come escort , che dopo aver sputtanato un ricco cliente diventa famosa e si sposa il suo ex pappone, diventato ricco perchè uscito dal vincitore dall'undicesima edizione del Grande Fratello. Oppure c'è la fiaba della sguattera Cenerentola, che grazie all'aiuto di una fata riesce a coronare il suo sogno di diventare velina e di sposare un calciatore. Poi c' è anche Biancaneve , che dopo varie peripezie riuscirà a sposare un tronista nonotante gli spregiudicati tentativi della matrigna che voleva farla studiare e farla uscire dal clichè della gnoccona oca.E tutti vissero mediocri e contenti.

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domenica 25 ottobre 2009

Io ci tengo ma la mollettina di sicuro NO: ovvero tanti modi per utilizzare la tua molletta democratica!

Sono tornato da pochi minuti dopo aver votato alle primarie del PD e prima che potessi lasciare la fatidica X con la fatidica matitona nera i democratici del Gazebo mi hanno regalato la consueta molletta verde con scritto sopra "Ci tengo", simbolo di queste elezioncine.
Dopo il voto mi sono messo a giocherellare con la mollettina (minuscola, non la puoi usare nemmeno per fare il bucato a un puffo) e mi si è rotta dopo pochi secondi. Mentre bestemmiavo interiormente in Norvegese del dialetto di Oslo, nel tentativo di aggiustare il danno mi è venuto in mente che una molletta così fragile (come il PD, d'altro canto) che si rompe dopo pochi istanti non vale la pena di utilizzarla come tale, perciò ecco perche riporterò alcune funzioni per cui potrebbero renderla meno inutile.
  1. Legna da ardere portatile. Forse la vernice di cui è coperta è anche infiammabile, quindi perchè no?
  2. Arma improvvisata per combattere i tuoi avversari. Mai sottovalutare il dolore causato da una molletta che ti stringe dolorosamente un lobo dell'orecchio.
  3. Accessorio per tapparsi il naso la prossima volta che si va a votare il Partito Democratico. E garantisco che serve.
  4. Pratico segnalibro. Ma se lo usate per tenere il segno ad un libro della Mondadori la molletta si disintegrerà automaticamente.
  5. Cibo nutiente per tarme e castori.
  6. Utile oggetto per quando si entra in una stanza dove una o più persone hanno scoreggiato.
  7. Se siete un teodem masochista come la Binetti usatela su voi stessi quando pensate di aver commesso un peccato, ricordando la perla di saggezza del punto numero 2.
  8. Candidatela come prossimo segretario del PD. Ha sicuramente più carisma di Franceschini.
  9. Procuratevene un centinaio e utilizzatele come originali armi da lancio.
  10. Come il punto 9 procuratevi molte mollette per costruire un rifugio di fortuna per sfollati aquilani e messinesi.
  11. Pinzetta rudimentale adibita al nobile compito di schiacciare brufoli.
  12. Ottimo oggetto da esibire in un circolo della Libertà per subire uno stupro di gruppo e/o un scazzottamento di massa.
  13. Il numero 12 vale anche per un partito di Sinistra vera.

(ulteriori proposte nei commenti sono ben accette!)

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Sorge spontanea la domanda, Marrazzo si sospende. Perché Berlusconi no?

Escort, Trans... il concetto non cambia.

Donnine allegre o trans, è solo questione di gusti: ma non nell’immaginario collettivo, purtroppo.
Dalla gente comune, nei bar, senti dire “bleah, che schifo”.
Quando il presidente del Consiglio è stato cuccato con le escort, invece, tutti a pensare “però, beato lui”.
Ieri ho azzardato questa domanda: “Se Marrazzo si è – giustamente – dimesso – anzi sospeso, per il momento – perché Berlusconi è ancora lì? In fondo, dal punto di vista politico, hanno commesso lo stesso errore: rendersi ricattabili (perché tutto il resto è un affare privato)”.
Mi hanno guardato tutti con tanto d’occhi: “Ma dai… quello stava con un TRANS!”. Corsivo e grassetto, lo dicono proprio così.
E alura?
Ognuno va un po’ con chi gli pare, fino a prova contraria. Possiamo farci mille domande sul perché ci sia addirittura un “continuo via vai” di gente in doppiopetto sotto i portoni dei trans, ma alla fin fine son scelte squisitamente private: l’unico fatto importante a me sembra il fatto che nessuno dei due andasse con la propria moglie.
Invece no.
Andare con un uomo vestito da donna sembra immensamente più grave che andare con una donna vestita da donna. Risultato: Marrazzo è un porco, Berlusconi uno “che ce la sa”.
Nessuno parla neppure della coca, altra possibile aggravante politica (uno che si fa potrebbe non essere del tutto lucido nell’esercizio delle sue funzioni ): ma di fronte a quella alzano le spalle, figuriamoci, per un tiro di coca… lo fanno tutti. Specialmente “quelli della Tv”, come lo stesso Marrazzo.
Insomma, questa italietta apparentemente bacchettona non si scandalizza più per niente.
I festini con harem incorporato sono “cool”, la droga è cosa normalissima. Ci si indigna solo quando entra in ballo l’omosessualità.
A questo punto lo dico io, “bleah, che schifo”. Che schifo di Italia, che schifo di mentalità, che schifo di omofobia.
Anche “che schifo di uomini” e “che schifo di politici”, eh. Che ultimamente vien voglia di fare come per i preti: vuoi entrare in politica? Voto di castità. O meglio ancora, castrazione chimica: che i voti si infrangono fin troppo spesso.
Però, se è vero che i nostri politici maschi dimostrano sempre più di ragionare con l’uccello, è anche vero che per me non cambia assolutamente nulla l’uso che poi ne fanno.
Per me Marrazzo e Berlusconi hanno commesso lo stesso identico errore, con una sola differenza: uno l’ha ammesso e si è autosospeso (presumibile preludio alle dimissioni), mentre l’altro non si sposta di un centimetro dalla poltrona e delle sue porcate ne va pure fiero.
Ora riparte la solita solfa del “sono tutti uguali”: ma NON sono tutti uguali, e la differenza NON sta in quel che si trova sotto la gonnellina della minorenne piuttosto che sotto quella del trans.
Una, palese, differenza sta appunto nelle dimissioni: l’altra differenza importante sta nel fatto che Marrazzo, se non altro, ha avuto il buon gusto di sentirsi colpevole.
Ha ceduto a un ricatto perché si vergognava di quello che stava facendo: “Non mi rovinate”, ha detto ai carabinieri, mentre staccava assegni. Se non si fosse vergognato, se fosse stato più lucido in quel momento, se non ci avesse tenuto tanto a non far sapere la cosa alla propria famiglia, avrebbe potuto ridere in faccia ai due estorsori e dire loro: “Cos’è che volete? Soldi? E perché mai? Io sto con chi mi pare, mi scopo chi mi pare e voi siete due luridi ricattatori: nome e cognome, please, che sono io a denunciare voi”.
Invece è andato nel panico: e presumo che ci sarebbe andato anche se sotto la gonnellina del suo partner ci fosse stato ciò che è normale trovare sotto una gonna. Perché, forse, la cosa che gli premeva davvero era la sua famiglia: esattamente come a qualsiasi padre di famiglia cuccato a pucciare il biscotto in tazze estranee.
Quell’altro, invece, della famiglia se ne infischia allegramente (salvo tirare in ballo i valori morali e blablabla quando deve tenersi buono il Vaticano): tanto che, di fronte alle accuse di porcellonismo, allarga le braccia e dice “eh, non sono un santo, pazienza”.
Ma pazienza un corno.
Il problema non è che tu ti trombi ragazzine e quell’altro ragazzini: il problema è che, a livello familiare e privato, siete tutti e due dei traditori. E a livello pubblico e istituzionale siete tutti e due ricattabili.
Quindi, per un motivo o per l’altro, dovreste gentilmente levarvi dalle pubbliche scatole e giostrarvi in privato, a casa vostra, i vostri fatti privati.
Marrazzo l’ha fatto e per questo lo rispetto molto più di quanto non rispetti quell’altro: trans o mica trans, PdL o Pd. L’abisso di differenza a livello morale va tutta a vantaggio di chi si assume le sue responsabilità, non di chi ha scelto il partner più invidiabile.

Ultima considerazione: NON sono tutti uguali neppure nell’essere traditori e/o ricattabili. Il fatto che a destra, centro e sinistra si scoprano politici arraffoni, porcelloni e inciucioni non deve sdoganare l’immoralità.
Ce ne sono tanti, e di ogni colore? Bene, tutti a casa. Tutti quanti, e di ogni colore.
Che qualche essere umano sano di mente e di principi, in questo Paese, c’è ancora: basta cercarlo ed eleggerlo.

Di Valeria Rossi Da: Il Ponente

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La guerra di Piero (Marrazzo)

Siccome non abbiamo appartenenze di partito, ma siamo fatti anche noi di carne e sangue, in redazione ne abbiamo discusso a lungo, fin da quando è scoppiato il caso. Piero Marrazzo era indubitabilmente vittima di un ricatto, ma doveva dimettersi o no? Alcuni di noi (tra cui chi scrive) erano più draconiani: sì, lo deve fare subito. Altri lo erano di meno, soprattutto perché molto preoccupati (giustamente) di una politica combattuta a colpi di dossier, dalla possibilità di scalzare leader eletti a colpi di video e di veleni. Ma ieri (quando dal cilindro degli azzeccagarbugli è saltata fuori la soluzione delle dimissioni che non dimettono, o meglio dell'”autospensione” che serve unicamente a congelare una giunta) i dirigenti del Pd sono riusciti a metterci tutti d'accordo. Una “manfrina”, la definisce Marco Travaglio nel suo editoriale. Come dagli torto? O uno si dimette e se ne va davvero (se ha il fegato per farlo), oppure non si dimette (se ha il fegato per farlo).

La scusa con cui si supera questo banale sillogismo, quella che così la giunta può rimanere in vita, non mi convince: se non altro perché la legge parla chiaro. Al contrario di quanto accade per le elezioni politiche, nelle regioni il presidente viene eletto direttamente. Se cade, tutta la giunta se ne deve andare a casa. Quanti cittadini del Lazio sanno chi diavolo sia Esterino Montino? (Si accettano scommesse). Quanto a Marrazzo, Antonio Padellaro lo aveva scritto in modo molto chiaro nel suo editoriale di ieri: “Resta sacrosanta la tutela della vita privata di un uomo e dei suoi cari. Non però la protezione di un uomo e di una candidatura”. Malgrado tutto quello che è accaduto c'è poco da aggiungere a queste parole, perfettamente misurate.

Ma, ovviamente, il caso Marrazzo ci ha posto altri dubbi che ci piacerebbe girare a voi per sapere cosa ne pensate. Il primo: cosa c'è dietro la solitudine di questi leader, che sembrano trovare gratificazione solo in una vita parallela e in una dimensione sessuale diversa da quella che manifestano in pubblico (a tratti disperata)? In una intervista che pubblichiamo domani Rosy Bindi ci dice che esiste una questione morale anche nel Pd, e che il tempo del maggioritario e degli incarichi monocratici ha sradicato i leader dalla realtà in cui vivevano. Aggiuinge la Bindi che i paracadutati finiscono nel tritacarne della politica e troppo spesso crollano sotto il peso di una professione totalizzante. Che non ci si può improvvisare. E' sicuramente vero.

Seconda domanda, sempre su Marrazzo e sulla sua battaglia disperata: era proprio necessario perdere una intera giornata a ripetere che era tutta una bufala, dopo che si era già ammesso tutto davanti al magistrato? Dire che il filmino non esisteva dopo aver spiegato il perché e il per come? Inventarsi che gli assegni non erano firmati da lui, dopo aver ammesso di averli pagati agli inquirenti? Stupisce la vista corta di molti politici che (anche a sinistra) preferiscono vivere alla giornata, tenersi sempre e comunque imbullonati fino all'ultimo minuto utile (non ci siamo scordati il mitico Villari). Questo sforzo non impedisce che i destini si compiano, ovviamente. Ma mettono in difficoltà gli elettori che hanno creduto in loro e nel partito che li ha candidati. Quando i riflettori sull'inchiesta si saranno spenti sarà il caso di ripartire da queste, e dalle altre domande per una riflessione più seria senza cui non c'è via di uscita dalla crisi della politica.

di Luca Telese da: Il Fatto Quotidiano (24 ottobre 2009)

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venerdì 23 ottobre 2009

Il Giornale continua con le calunnie. Ora nel mirino c'è Santoro. (Ecco la strategia del "linciaggio mediatico").

Ecco cosa scrive il Giornale a proposito dell’acquisto di una villa in Costiera amalfitana, nella frazione di Lone Comune di Amalfi, da parte del noto conduttore Michele Santoro:





(articolo di giovedì 22 ottobre 2009)

Arriva il condono-lampo per la villa di Santoro

di Paolo Bracalini

Il fustigatore dei costumi compra casa da un milione di euro ad Amalfi. Problema: c’è un abuso e la regolarizzazione viene negata da 23 anni. Ma per lui la giunta di sinistra fa il miracolo. Mistero: il venditore si chiama come un consigliere del Pd. Ma l'interessato nega: è un cugino omonimo [...]

[...] Don Michele da Salerno, gran fustigatore di condoni e scudi fiscali, fa shopping immobiliare in vista della prossima estate e le pratiche burocratiche, per il vip di origini salernitane, viaggiano come Eurostar. La casa comprata il 26 giugno scorso ad Amalfi, frazione Lone, proprio in copp ’o mare, aveva un difettuccio ma è stato tutto risolto per Sant’Oro, e in tempi record, talmente record da far imbufalire parecchia gente in attesa da anni per le stesse questioni di permessi. Nell’atto di vendita firmato dal notaio Andrea Pansa se ne parla dopo qualche pagina, laddove si precisa che il fabbricato presenta un successivo ampliamento «realizzato in assenza del dovuto titolo». In parole semplici: abusivamente [...]
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Secondo Il Giornale, Santoro ha avuto, quindi, una corsia preferenziale, essendo un personaggio noto, per cui l'iter, di solito lungo e farraginoso, si è concluso in tempi, sorprendentemente, rapidi. Probabilmente Il Giornale non è al corrente che il Comune di Amalfi, da oltre un anno, fa recapitare a centinaia di cittadini in attesa di sanatoria, lettere nelle quali si richiede l’integrazione delle pratiche di condono in giacenza da anni presso gli uffici comunali. Per cui, la vicenda a cui fa riferimento Il Giornale, potrebbe non essere l'unica a essersi sbloccata in questi mesi per effetto della procedura attivata dal comune.

La notizia data dal quotidiano di Feltri, non ha altri scopi se non quello di gettare ombre sul “nemico” per renderlo meno credibile. Infatti, guarda caso, il quotidiano pubblica la notizia nello stesso giorno in cui andrà in onda la puntata di AnnoZero sul “posto fisso” rispolverato da Tremonti, che a quanto pare, non incontra il favore di altri Ministri.



Tutte calunnie insomma, come del resto oramai il Giornale ci ha abituati a leggere. Ecco infatti cosa dichiara pubblicamente il Sindaco di Amalfi sulla questione:








Nessuna corsia preferenziale per l'iter del condono della casa di Michele Santoro ad Amalfi. Lo assicura il sindaco di Amalfi, Antonio De Luca , che smentisce quanto dichiarato oggi dal quotidiano 'Il Giornale'. ''Mi sono ampiamente documentato su quella pratica di condono - dice il sindaco - anche perche' immaginavo che oggi avrei dovuto dare numerose spiegazioni''. La pratica, riassume De Luca, e' stata avviata nel 1985 e "l'accelerazione negli ultimi tempi e' frutto solo del ritrovato interesse dei proprietari, che hanno celermente fornito tutti i chiarimenti chiesti dal Comune".
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Ed il diretto interessato, Michele Santoro, non si fa attendere. Di seguito riporto la lettera di risposta inviata alla redazione de Il Giornale:






Leggo su “Il Giornale” che, in merito al mio acquisto di una casa ad Amalfi, ci si aspettava “una smentita da Santoro o dal Sindaco di Amalfi”, smentita che, così si lascia intendere, non sarebbe arrivata.
Giovedì 22 Ottobre, l’Ansa ha invece diffuso una dichiarazione del Sindaco, volutamente ignorata,che demolisce il castello di insinuazioni e calunnie di cui sarete chiamati a rispondere nelle sedi competenti.
Ve la accludo nel caso riteniate opportuno di doverla pubblicare con ritardo.
Solo per il rispetto che nutro nei confronti dei vostri lettori preciso che ho effettivamente acquistato una vecchia casa contadina da ristrutturare (e non una villa), dichiarando interamente l’importo e pretendendo dai venditori garanzie sul fatto che il bene ceduto fosse perfettamente in regola.
I venditori, esercitando i loro diritti e agendo nei tempi che la legge stabilisce, hanno perfezionato una pratica di sanatoria avviata precedente alla nostra trattativa, ottenendo ciò che qualunque altro cittadino italiano avrebbe ottenuto al loro posto.


Michele Santoro


Insomma, dopo il linciaggio mediatico di Boffo, il pedinamento del giudice Mesiano, poi deliberatamente mandato in onda su Canale5, si continuano a ripetere casi di "finto giornalismo", volti al solo discredito della persona presa di mira. Questa è l'Italia in cui stiamo vivendo. Questa è l'Italia di Berlusconi.

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Il Governo "stringe" la prescrizione. Migliaia di processi a rischio.


IL CASO. La proposta del Pdl per bloccare le inchieste sul premier
Ghedini ha già portato la proposta ad Alfano. Allarme delle toghe: sarebbe amnistia


ROMA - Pur di eliminarne due chi se ne importa se vanno al macero altri centomila tra dibattimenti e inchieste. Era la logica del famoso emendamento blocca processi del giugno 2008, è la stessa dell'ennesima norma "ad Berlusconem" che sta studiando il suo avvocato e consigliere giuridico Niccolò Ghedini. Pensa che ti ripensa (lo sta facendo da settimane prima ancora che il lodo Alfano, sua creatura, fosse bocciato dalla Consulta), ecco che la soluzione è saltata fuori, tanto da portarla al ministero della Giustizia per un consulto con gli esperti. Un colpo alla prescrizione, per togliere dalla strada del Cavaliere i processi Mills e Mediaset che con le udienze ormai sdoganate gli stanno per rovinare la legislatura.

Un colpo ben mirato stavolta: togliere di netto, dal calcolo dei tempi di prescrizione, gli anni in più che sono frutto di quello che, nei codici, viene definito un "atto interruttivo", un'interruzione per via di un interrogatorio, di un rinvio a giudizio, di una sentenza di primo grado. Un aumento stimato in un quarto in più e che può essere applicato solo una volta anche se gli stop processuali sono ovviamente più d'uno. Un esempio? Tanto vale, per intenderci bene, capire che succede con i processi del premier: nel caso Mills Berlusconi è imputato di corruzione, la prescrizione è calcolata in otto anni, cioè il massimo della pena, che passano a dieci per via delle interruzioni. E poi Mediaset: l'accusa di frode fiscale porta la prescrizione a sei anni, che passa a sette e mezzo per via degli "atti interruttivi" compiuti. E che s'inventa Ghedini? Via quei due anni per Mills, ed ecco che il processo anziché cadere in prescrizione nel 2012 arretra all'anno prossimo. E siccome va rifatto dall'inizio dopo la separazione da quello dell'avvocato David Mills (già condannato a quattro anni e mezzo) per via del lodo Alfano, si può considerare defunto. Idem per Mediaset anche se con un po' di sofferenza in più: la prescrizione sarebbe scaduta nel 2013 ma con la "ghedinata" ecco che arretra al 2011.

Dopo il regalo della ben nota ex Cirielli, votata nel dicembre 2005 dal precedente governo Berlusconi, il premier si fa un altro dono. Prima di quella legge gli anni in cui un reato "moriva" erano maggiori, il massimo della pena aumentato della metà. Con l'ex Cirielli quella metà calò a un quarto. E adesso, per i reati commessi fino a maggio 2006, quando fu approvato l'indulto, quella metà addirittura sparisce. E sarà interessante capire con quale motivazione Ghedini potrà proporre (non risulta che l'abbia fatto) un simile taglio alla Lega, da sempre partito delle manette e per antonomasia contro l'indulto. Bossi sarà pronto a sottoscrivere la "morte" di centinaia di processi pur di salvare Berlusconi? Un fatto è certo. Diceva ieri Bossi che "anche sulla giustizia c'è un accordo con Berlusconi, un accordo su tutto". Anche sulla prescrizione cortissima? È un interrogativo pari alla reazione dei finiani che con Giulia Bongiorno hanno sempre contrastato norme che si risolvono in un danno ingiustificato all'esercizio dell'azione penale.

Ma la modifica annunciata fino a che punto è un terremoto? Un pre-sondaggio tra le toghe ne rivela l'effetto devastante. "Sarebbe un'amnistia, una strage tra processi giunti all'ultimo stadio in Cassazione". "Allora meglio l'indulto che è revocabile se commetti un nuovo reato e si applica una sola volta". Perché l'assurdo del nuovo taglio alla prescrizione è che a goderne potrebbe essere lo stesso imputato in 50 processi. Tutti verrebbero potati. E che dire del calendario della Cassazione che, per il prossimo anno, ha fissato le udienze in base alla prescrizione? Tutti i processi cadrebbero. Ma vale lo spirito della blocca-processi. Un anno fa se ne volevano fermare centomila, così stimò l'Anm, pur di congelare i due di Berlusconi, ora la prescrizione cortissima ne taglierà altrettanti con lo stesso obiettivo. Allora Napolitano bloccò la norma. Ma il dopo lodo del Cavaliere è già cominciato. Commenta una toga: "Non sarebbe meglio fare una legge per dire che i processi del premier vanno cancellati?".

di LIANA MILELLA da La Repubblica (23 ottobre 2009)


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Emulazione fallita o semplice Anacronismo?


Sapete già che odio Belpietro e quindi sono moralmente autorizzato a criticarlo ferocemente per il minimo passo falso, un po come lui e gli altri giornalisti di regime fanno alla Sinistra di adesso. Quindi posso considerare inopportuno intervento contro Franeschini, che ha scelto come vicesegretario del PD Jean Touadi, intellettuale di origine congolese che vive in Italia ormai dall'86, e quindi praticamente un cittadino italiano a tutti gli effetti. Belpietro dice che Franceschini ha scelto Touadi solo per motivi di "immagine",come se l'avesse scelto SOLO per il colore della sua pelle.
Il bello è che Belpietro ha memoria corta: parla come se i razzisti fossero a sinistra e non a destra(vedi intervento di Berlusconi sull'Obama abbronzato, e Silvio mi pare non sia un sinistroide Doc) facendo (a mio parere) lui stesso una figura da imbecille con pregiudizi. Tuttavia devo criticare Franceschini. Purtroppo non è immune infatti, dato che uno dei motivi (il principale, per fortuna è una reale competenza da parte di Touadi) per cui ha scelto il suddetto intellettuale è stato proprio per il colore della pelle, per dimostrare quella che secondo me è una pia illusione. Secondo Dariuccio l'Italia è ormai diventato un paese multietnico in cui gli stranieri hanno un'importante voce in capitolo e sono trattati con rispetto. Sbagliato. L'Italia non è ancora affidabile dal punto di vista "rispetto". Le correnti xenofobe in Italia sono ancora "alla moda" e non vogliono saperne di sparire, ma resistono saldamente, a differenza di quello che è successo negli USA, dove il fenomeno razzismo (testimone l'elezione di Obama stesso) sta lentamente indebolendosi. Non siamo un Melting Pot, ma un paese dove si picchiano e uccidono all'ordine del giorno persone appartenenti ad aree culturali diverse da quella europea occidentale. Polacchi, Rumeni, Africani, Cinesi sono ancora vittime di pregiudizi e quindi penso che gli italiani non siano abbastanza intelligenti da votare in massa una persona competente ma diversa culturalmente o somaticamente diversa da loro. Per questo bisognerà purtroppo aspettare altro tempo che può misurarsi in anni, se non addirittura decenni.
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giovedì 22 ottobre 2009

Manifestazione "No Berlusconi Day" - 5 Dicembre 2009, ROMA.

Il comitato "No Berlusconi Day", nato su Facebook per iniziativa di un gruppo di blogger democratici, indice per il prossimo 5 dicembre, a Roma, una manifestazione nazionale per chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Per aderire alla manifestazione, comunicare o proporre iniziative locali e nazionali di sostegno o contattare il comitato potete scrivere all'indirizzo e-mail: noberlusconiday@hotmail.it


Per rimanere aggiornati sullo sviluppo dell'iniziativa iscrivetevi alla pagina Facebook del comitato: Una manifestazione nazionale per chiedere le dimissioni di Berlusconi

È stata allestita una pagina dedicata all'evento di Roma.

ILTESTO DELL'APPELLO

A noi non interessa cosa accade se si dimette Berlusconi e riteniamo che il finto "Fair Play" di alcuni settori dell'opposizione, costituisca un atto di omissione di soccorso alla nostra democrazia del quale risponderanno, eventualmente, davanti agli elettori. Quello che sappiamo è che Berlusconi costituisce una gravissima anomalia nel quadro delle democrazie occidentali -come ribadito in questi giorni dalla stampa estera ce definisce la nostra "una dittatura"- e che lì non dovrebbe starci, anzi lì non sarebbe nemmeno dovuto arrivarci: cosa che peraltro sa benissimo anche lui e infatti forza leggi e Costituzione come nel caso dell'ex Lodo Alfano e si appresta a compiere una ulteriore stretta autoritaria come dimostrano i suoi ultimi proclami di Benevento. Non possiamo più rimanere inerti di fronte alle iniziative di un uomo che tiene il Paese in ostaggio da oltre15 anni e la cui concezione proprietaria dello Stato lo rende ostile verso ogni forma di libera espressione come testimoniano gli attacchi selvaggi alla stampa libera, alla satira, alla Rete degli ultimi mesi. Non possiamo più rimanere inerti di fronte alla spregiudicatezza di un uomo su cui gravano le pesanti ombre di un recente passato legato alla ferocia mafiosa, dei suoi rapporti con mafiosi del calibro di Vittorio Mangano o di condannati per concorso esterno in associazione mafiosa come Marcello Dell'Utri.

Deve dimettersi e difendersi, come ogni cittadino, davanti ai Tribunali della Repubblica dalle accuse che gli vengono rivolte.

COMITATO 'NO BERLUSCONI DAY'


Primi firmatari:
San Precario* (blogger), Franca Corradini (blogger), Tony Troja (blogger e musicista), Giuseppe Grisorio (blogger e precario pa), Elisabetta Simonti (precaria scuola), Massimo Zesi (blogger), Franco Lai* (blogger), Valentina Arceri* (blogger), Riccardo Lenzi (blogger), Donald Mezmeric, Giovanna De Simone, Rosario Rammaro, Michele Ognibene, Maria Grassi, Francesco Tasso, Valentina Turri, Silvia dello Russo, Massimo Clike (blogger), Matteo Marchesotti (blogger), Pierpaolo Pedicini (blogger), Francesca Mascaro, Helene Benedetti (blogger).


Aderiscono questi blog e siti web:
A Scuola di Bugie
Bye Bye Bush (on Facebook)
laconoscenzarendeliberi
Il Tg5 Sono Loro (on Facebook)
DiTuttoDiPiù
Berlusconi go home..In the prison (on Facebook)
cronachemarziane.myblog.it.
La caduta di Berlusconi
www.riccardolenzi.info
Casa del popolo
L'isola dei Mapinguary
IstericaMisantropa
www.controtv.net
Contro il governo della vergogna (on Facebook);
A volte mi vergogno di essere italiano (on Facebook)
Berlusconate (on Facebook)
Puppybarf's Barks
Berlusconi non mi rappresenta (on Facebook)
I sei ottavi
Berlusconi chi è (on Facebook)
Informazione Libera (on Facebook)
Informazione x Resistere (on Facebook)
Gli Auto-esiliati (on Facebook)
Berlusconi buffone DIMETTITI!!! (on Facebook)
I hate Silvio Berlusconi (on Facebook)
Stiamo cercando 20 milioni di italiani che non voteranno
Fra Inteso (on Facebook)
Berlusconi (on Facebook)
No al nucleare (on Facebook)
Mario Badino

ATTENZIONE: i blog, le pagine Facebook, le associazioni o i singoli cittadini che vogliano aderire all'appello possono comunicarlo direttamente all'indirizzo e-mail del comitato: noberlusconiday@hotmail.it

N.B. : Con l'asterisco vengono contrassegnati i profili pubblici di Facebook che aderiscono all'iniziativa

È stato preparato un banner animato legato alla Manifestazione e che potete caricare nella vostra fan-page Facebook seguendo questa guida.

Chi volesse invece aggiungere un banner nel proprio profilo, può utilizzare quest'altra guida.

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Vespa costa troppo alla RAI? Rimane senza contratto anche lui, ironia della sorte, proprio come Travaglio.

RAI: niente rinnovo contratto a Vespa "troppo costoso"

Il CdA RAI ha respinto la proposta avanzata dal Direttore Generale Mauro Masi per il rinnovo contrattuale di Bruno Vespa. La proposta prevedeva per il giornalista uno stipendio base di 1,6 milioni di euro all'anno per tre anni, più una serie di benefit (praticamente obbligatori) che scattavano a seconda del numero di puntate dei programmi RAI condotte, il numero degli speciali, le prime e le seconde serate, ecc. Questo avrebbe portato il contratto ad oltre 2 milioni di euro l'anno. Troppi secondo tutti i consiglieri, di maggioranza come di opposizione.
Certo è buffo pensare che la RAI possa spendere queste cifre per programmi che - come è successo lo scorso 15 settembre, quando era ospite Berlusconi per lo spot sulla consegna delle case che la Regione Trentino aveva donato all'Aquila e che lui ha presentato come una iniziativa di governo - in prima serata non raggiungono il 20% e non trovi i soldi per il contratto di Marco Travaglio, che fa parte di una trasmissione che ha dimostrato di poter superare agevolmente il 25% di share in prima serata.

di: Antonio Rispoli, da: Julie News

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Berlusconi Beato. Ed in 30000 aderiscono al comitato.



Silvio Berlusconi è stato il nostro salvatore e merita più di chiunque altro italiano negli ultimi secoli di storia una beatificazione ufficiale da parte della nostra Santa Madre Chiesa. Il nostro comitato nasce per questo e con questo sogno preghiamo e adoriamo il Signore auspicando che la Sua verità e la Sua luce raggiungano i vertici della nostra amata Chiesa.

È un passo delle motivazioni che animano il sito di “Berlusconi beato“. Seguivano nomi di avvocati e semplici cittadini, codici Iban dove privati e aziende potevano fare donazioni per sostenere la causa. Tutto finto, ovviamente. Una provocazione nata da Massimo Scialò, imprenditore musicale e docente in un master di comunicazione e marketing della Sapienza. “Era una scommessa con i miei studenti: volete vedere che la gente ci casca?” ci dice al telefono da Parigi. Gli è bastato promuovere il sito su Facebook e il passaparola ha fatto il resto.

In meno di due giorni il sito ha avuto oltre 30 mila visite e lui ha dovuto rispondere a centinaia di mail: “C’era gente che mi ha scritto per dire che i conti correnti erano incompleti, che doveva esserci un errore e se potevo dar loro quelli giusti”. Insomma, apparentemente qualcuno pronto a metter mano al portafoglio. E poi svariate richieste di interviste. “L’idea mi è venuta” spiega Scialò “quando qualcuno, sul serio, aveva pensato di organizzare un comitato per candidarlo al Nobel. Quando si parla di quest’uomo non c’è limite alla credulità”. E infatti…

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mercoledì 21 ottobre 2009

Ciucciati il calzino turchese


C'è poco da dire. Oramai il Giornale feltriano si è trasformato in un quotidiano che pubblica principalmente tre tipi di articoli: il primo è quello dell'assalto più spregiudicato, in cui vengono continuamente messi in dubbio gli avversari politici di Mister B., e spietatamente criticati per qualsiasi minimo difetto, che viene gonfiato all'inverosimile. Quali esempi? Possiamo pensare alla puntata di Annozero di turno, in cui viene evidenziata con almeno quattro evidenziatori fosforescenti di colore diverso la più minuscola gaffe di Santoro, oppure possiamo prendere come esempio il caso recente di Mezzadri in cui il Giornale ha espresso battute di dubbio gusto su un utilizzo eccessivo di lambrusco da parte del giovane democratico. Poi c'è il secondo genere, quello avvocatesco in cui viene difeso dalla maggioranza il cattivo di turno, come può essere il Kolossal di Barbarossa in cui il giornalista cerca (con la lente d'ingrandimento) i pochi pregi della pellicola, e fa lo snob dicendo che gli altri spettatori del film non lo possono apprezzare sono condizionati dal fatto che qualcuno lo considera un film di partito , cosa che capirebbe anche un minorato mentale, sempre che il minorato mentale in questione non sia membro di Lega Nord o del Popolo della Libertà e quindi la cosa non gli vada a genio. Infine il terzo genere di articolo (vero motivo del post) è quello che ultimamente è usato più spesso, ovvero quello del rosicone. Infatti il giudice Mesiano, colpevole di aver condannato la Fininvest, ma specialmente macchiato dallo spregevole delitto di indossare dei poco fashion calzini turchesi ora dispone dell'auto blu con tanto di autista messi a disposizione dalla corte d'appello di Milano, che il Giornale accusa di "volere proteggere" il giudice dalla muta di intervistatori che vorrebbe rivolgergli la parola. Pure il titolo è ironico, "la bella vita di Mesiano", ma quale Bella vita? La "bella vita" è quella che fa il festaiolo a villa Certosa o a Palazzo Grazioli, in cui la scorta è formata principalmente da Escort e non da Body guard. Bella Vita è quella del nullafacente, non quella di colui che viene scaraventato nel gossip solo perchè si attiene alle leggi del suo stato, a differenza della maggioranza di persone che contano nel nostro paese.

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martedì 20 ottobre 2009

Alemanno vuole rivedere il protocollo su cortei e manifestazioni a Roma. Che coincidenza! Proprio in previsione del "No Berlusconi Day".

Il 5 dicembre s'avvicina, su internet fervono i preparativi per il No Berlusconi Day e le adesioni aumentano a centinaia, di ora in ora. Come mai, proprio in questo momento, Gianni Alemanno, Sindaco di Roma, sente il pressante bisogno di rivedere il protocollo per lo svolgimento delle manifestazioni e dei cortei a Roma? Che coincidenza. Questo non fermerà l'iniziativa.

Roma, 20 ott. - "Domani presenteremo la nostra posizione ma se gli esiti del tavolo saranno negativi, faremo un'ordinanza per conciliare il diritto a manifestare con la vita cittadina". Lo ha detto questa mattina il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, durante una conferenza stampa in Campidoglio e alla vigilia del tavolo che si terra' domani con i sindacati per rivedere il protocollo firmato la primavera scorsa su cortei e manifestazioni in citta'. Il sindaco ha spiegato di aver gia' "scritto ai segretari confederali, perche' credo che le manifestazioni debbano suscitare un consenso. Mi pare evidente che negli ultimi sabati abbiamo avuto un intasamento di manifestazioni che hanno bloccato la citta', creando irritazione e difficolta' ai cittadini". Alemanno ha poi precisato che il Comune sta ultimando "uno studio che riguarda i percorsi, la frequenza delle manifestazioni, i soggetti che hanno diritto a svolgere manifestazioni mobili".

AGI - News On


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Sconvolgenti rivelazioni di sfollati costretti al silenzio.


L'Aquila, 14 ottobre 2009 ore 20:00.
La colonnina di mercurio segna 0 gradi.


Il 30 settembre le tendopoli dovevano sparire, tutti dovevano avere una casa nell'aquilano, tutti gli sfollati dovevano tornare a L'Aquila... queste erano le promesse...
Se si tiene conto dei tempi e dei costi di Onna, poteva essere fatto e sarebbe stato possibile persino iniziare le ricostruzioni.

Ad Onna, in meno di 2 mesi sono state costruite tutte le abitazioni provvisorie, così, da circa un mese, tutti gli abitanti hanno un tetto sulla testa.
In un'intervista qualche cittadino di Onna mi ha manifestato tutta la soddisfazione per il lavoro fatto in questo posto TOTALMENTE distrutto dal terremoto. E il mio pensiero è corso subito al governo Berlusconi, che nulla ha potuto qui ad Onna, dove le costruzioni sono dovute al buon cuore del Trentino, sotto la supervisione del governo tedesco, chissà quanto avrà rosicato Berlusconi!!!!

Mettiamo a confronto le casette di Onna e il progetto C.A.S.E. de L'Aquila:

Onna: costo 800€ al mq, garantendo agli onnesi un quartiere provvisorio grazioso, risparmiando molti soldi da utilizzare nella ricostruzione.
Progetto C.A.S.E.:costo 2700€ al mq, quasi 5 volte la somma impiegata ad Onna, soldi sperperati tra le varie ditte edili.

Onna: Sono tutti in casa da metà settembre.
Progetto C.A.S.E.: Sono ancora nelle tende, o deportati sulla costa o in paesini lontani anche oltre 70 km, contro il loro stesso volere di restare a L'Aquila.

Onna: Casette ecologiche smontabili e riutilizzabili per un eventuale altro disastro in qualsiasi altra città..
Progetto C.A.S.E.:Per farle hanno deturpato un paesaggio meraviglioso, sfondando intere montagne. Un'inutile colata di cemento per una base che dovrebbe in realtà mantenere palazzi dai 10 piani in su, non i tre piani realizzati.
Palazzi moderni dagli infissi blu elettrico o giallo canarino che nulla hanno a che fare con lo stile pittoresco degli antichi paesini aquilani.

Onna: il quartiere è stato costruito rispettando spazi per la viabilità automobilistica.
Progetto C.A.S.E.: i palazzoni sono concentrati in un unico punto, servito da una sola strada principale, già trafficatissima. Quando tutti i residenti occuperanno le case si prevede un caos bestiale!!

Sono tornata da loro, gli aquilani, probabilmente si è instaurato in me quel meccanismo di ribellione che non accetta che tutto resti impunito e silenzioso.
Per entrare nella tendopoli ho nascosto la mia piccola telecamera nella borsa. Al controllo documenti mi dicono che sono tutti in mensa, questa volta sono riuscita ad entrare nella tendopoli senza problemi...
Non li conoscevo prima di quel maledetto 6 aprile, pensavo "chissà se mi riconosceranno, se si ricorderanno di me".
Al mio arrivo in mensa sono stata invasa da sorrisi, abbracci e baci...noto con piacere che la gioia di rivederci non è solo mia.
Per loro sono chi ha permesso che la loro voce arrivasse a voi... sembra poco, a L'Aquila pare tanto...
Mi invitano a sedermi con loro, nonostante il cibo scarseggi cercano di costringermi ad accettare di dividere il loro pasto, o quel pezzettino di ciambella a testa che avevano...
penso, "se lo sapevo preparavo la Caprese Napoletana e la portavo... sono proprio una cafona!"

Non faccio in tempo a sedermi che cominciano a raffica i racconti dell'orrore:
"Dopo che hai pubblicato l'intervista che mi hai fatto ho ricevuto minacce, leggi qui questo sms"
"Mi hanno telefonato, mi hanno minacciato, dicono che se rilascio altre interviste mi denunciano, io ho detto solo la verità"
"Sai cosa ci fanno qui, riutilizzano le bottiglie dei tavoli e le riempiono con altre bottiglie degli altri tavoli"
"Non ci lasciano portare l'acqua nella tenda"
(penso, "se fanno un annuncio televisivo dicendo che a L'Aquila mancano cibo e acqua gli italiani si mobiliteranno di nuovo... perchè tutta questa indifferenza?
Probabilmente perchè questa vetrina mediatica deve risultare perfetta")
"Hai saputo della roulotte che è andata a fuoco? Stavamo per bruciare vivi tutti"
"L'Enel ha abbassato i voltaggi e la notte va via la luce, ci svegliamo ghiacciati"

E per quanto riguarda gli abitanti delle case popolari di San Gregorio...
"Siamo gli sfollati di serie B, noi delle case popolari saremo gli ultimi ad avere casa"
"Le nostre case classificate "C" (grossi danni strutturali) sono state riclassificate "A"(piccoli danni strutturali) senza ulteriore controllo, vogliono farci rientrare in quelle case e nessuno si prende la responsabilità di eventuali tragedie"
"Ho scoperto che le case popolari al comune erano registrate come stalle e garage e non come case"...
"La mia casa risultava una stalla... io sarei una mucca? Ti rendi conto di cosa ci hanno fatto?"
"San Gregorio risultava terreno agricolo, non poteva essere usato come terreno edificabile, ci hanno fatto le case, ci hanno costruito un intero paese, ci hanno mandato a morire, la faglia che hai sotto i piedi è ad altissimo pericolo sismico!"
"Una ragazza aveva aperto un sito trasparente per raccogliere soldi per noi delle case popolari, l'hanno minacciata, gli hanno fatto chiudere il sito!"

Li fermo, troppe informazioni, tutte insieme, non memorizzo... chiedo loro di raccontare tutto davanti alla telecamera, si rifiutano, dopo le minacce ricevute non possono più raccontare la verità...

Reportage di Helene Benedetti

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Nuova alleanza


A quanto sembra la Chiesa non deve essere al 100% della sua forma, dato che il papozzo germanico è disposto ad un compromesso. Infatti il simpaticone ha stretto un accordo con la parte più conservatrice della chiesa anglicana. Tanto che vuole riammetterli nella Chiesa romana, consentendo il sacerdozio anche ai preti sposati! Questo dimostra il fatto che la Chiesa "old style" non può farcela più da sola e ha bisogno di altri bigotti per rivingorire le schiere del suo esercito di conservatori sparso per il mondo. Non è una sorpresa date le ultime grandi cazzate che ha fatto la chiesa ratzingeriana come la riammissione dei lefebriani, il putiferio dei preservativi in Africa, e tanto altro. Tutte queste cose hanno minato parecchio il numero dei credenti. Secondo c'è solo da gioire.
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lunedì 19 ottobre 2009

Vauro e Borromeo censurati a "L'Era Glaciale" della Bignardi, episodio avvenuto qualche mese fa ma la situazione non migliora.



Alla fine, do­vranno dargli un’aureola in un certo qual modo ambita: quella di uomo più censurato d’Italia. Vauro, cofondatore del Male e vignettista del Ma­nifesto amatissimo a sinistra, qualche mese fa non riuscì a parte­cipare alla puntata di «L’era glaciale» su Raidue. O meglio, lui partecipò. Il fatto fu proprio che non andò in onda la parte della trasmissione condotta da Da­ria Bignardi nella quale avreb­be dovuto essere ospite. Tagliato lui, venne tagliata an­che Beatrice Borromeo, che nella stessa tranche dello spettacolo televisivo aveva presentato il libro scritto a quattro mani insieme con Marco Travaglio, «Italia Anno­zero».

E così, la trasmissione vide la presenza del solo ministro all’Agricoltura Luca Zaia e degli attori Sergio Ca­stellitto e Neri Marcorè. Lo aveva comunicato attraver­so le agenzie di stampa il di­rettore di Raidue, Antonio Marano: «Nonostante i ripetu­ti tentativi da parte della con­duttrice Daria Bignardi di ri­portare il discorso sul libro — aveva spiegato il dirigente — , gli ospiti hanno affrontato questioni politiche in un peri­odo di par condicio in assen­za di contraddittorio». Aggiungendo, il direttore della rete: «Era una presentazione di un libro e non la continuazione della puntata di ieri (giovedì, ndr) di Annozero». In ogni caso, aveva precisato ancora Marano, l’intervista al­la coppia Borromeo-Vauro an­drà in onda dopo le elezioni «in maniera integrale e senza tagli». Sempre secondo l’An­sa, durante il programma il vi­gnettista satirico aveva da­to alcuni pesanti giudizi ri­guardo alla condotta di Silvio Berlusconi, mentre la condut­trice- scrittrice avrebbe de­scritto l’atteggiamento del ca­po del governo come fonte di imbarazzo per l’Italia nei con­fronti degli altri Paesi.

Vi ripropongo lo sfogo di Beatrice Borromeo, intervistata al Festival del Giornalismo d'inchiesta di Marsala : Video

E la puntata incriminata di "L'Era Glaciale" in quattro parti: Prima Parte; Seconda Parte; Terza Parte; Quarta Parte

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Berlusconi al 68,7% di gradimento? Solo ed esclusivamente secondo i suoi sondaggi. L'Eurispes rivela uno scenario completamente diverso.

Oggi a Roma l’Eurispes istituto privato di studi politici, economici e sociali, senza fini di lucro, ha presentato il “Rapporto Italia 2009” che da ventun’anni fotografa la società italiana. Con gli stipendi più bassi d’Europa per gli impiegati e da capogiro per troppi manager, il rapporto rileva che più del 70% degli italiani non crede nel Governo in carica: rispetto allo scorso anno, la fiducia dei cittadini nei confronti del Governo segna una tendenza in aumento passando dal 25,8% del 2008 al 27,7% del 2009. Sebbene il numero di quanti si dicono sfiduciati sia maggioritario (70,5%), questo dato fa registrare un lieve calo rispetto a quello del 2008 (71,5%).”

Dunque un dato importantissimo che smentisce categoricamente i dati sul consenso a questo Governo che Berlusconi sbandiera ai quattro venti ogni giorno.

Dal rapporto emerge una una realtà nazionale caratterizzata da stipendi bassi, precariato e assenza di lavoro. Mentre le retribuzioni in Italia risultano le più basse d’Europa, gli stipendi dei livelli dirigenziali risultano quasi quattro volte superiori a quelli degli impiegati che operano nello stesso comparto. Un divario che cresce ulteriormente se si guarda ai top manager con compensi 243 volte maggiori delle retribuzioni medie.

Solo il 12,4% ritiene che la flessibilità nel lavoro sia uno strumento per eliminare la disoccupazione. Per la maggioranza questa peggiora le possibilità occupazionali dei giovani e rende il lavoro più incerto.

Quasi la meta’ degli italiani boccia l’uso dell’energia nucleare. Con motivazioni differenti, affermano di essere contrari alla attivazione di centrali sul nostro territorio il 45,7% dei cittadini, a fronte del 38,3% dei favorevoli. In particolare, le motivazioni di quanti si oppongono al nucleare sono il non ritenere questa una soluzione rapida per risolvere i problemi connessi all’energia (18,4%) e il timore dei rischi che una tale scelta comporterebbe (27,3%).

Inoltre dal Rapporto Italia 2009 emerge che il 58,9% degli italiani si dice favorevole al riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali. Un dato importante che rileva come gli italiani siano molto più avanti di coloro che siedono in Parlamento. La maggioranza degli italiani afferma – dice l’Eurispes – di considerare l’omosessualità una forma di amore come l’eterosessualità”, e meno di un italiano su 10 (9,3%) la considera immorale.

La Chiesa di Papa Benedetto XVI, invece, registra un forte calo da un anno all’altro, passando dal 49,7% del 2008 al 38,8% di quest’anno. Le “aree deboli” del consenso, per il Vaticano, sono soprattutto il Nord – Ovest (fiducia al 25,9%) e coloro che si dicono di sinistra (fiducia al 23,1%). Al contrario, il sostegno è più forte tra gli over 65enni (51,7%), nel Sud Italia (60,7%) e tra quanti si dicono politicamente di centro (56,3%).

La notizia sul rapporto Eurispes di oggi è stata già censurata dai principali media on line, Corriere.it e Repubblica.it infatti, sono tra le prime testate on line a non dare la notizia nella loro homepage.

Il Ministro Maroni ha, infatti, rubato la scena dell’attenzione della stampa con il “traffico di organi di bambini” – notizia gravissima – ma che in queste ore sta eclissando tutte le notizie drammatiche che arrivano sulla recessione negli Usa e sicuramente occuperà le prime pagine dei quotidiani di domani e le aperture di tutti i tg di prima sera. E’ una notizia che cerca ovviamente di distrarre gli italiani da tutto il resto.

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Giudicate voi

Almeno non siamo così soli. Pregiudizi razzisti dei miei coglioni non si trovano soltanto nel Lumbàrd, ma anche nelle paludi stagnanti (territorialmente e culturalmente) della Louisiana. Un giudice bianco ha impedito ad una coppia interrazziale di sposarsi. Il motivo che ha usato il giudice è che i matrimoni interraziali durano poco negli U.S.A. e che i figli nati da queste unioni soffrono e rischiano di non trovare un buon posto nella società. Per fortuna come testimonia il fatto che Obama stesso è mulatto, a differenza di quello che recitava il titolo di "Porta a porta" della trasmissione, messa in onda poco dopo la vittoria di Barack (quel giorno il titolo era "un nero alla casa bianca"). E mi sembra che essere il Presidente di una delle Nazioni chiave del mondo occidentale non equivalga a NON trovare un posto nella società. Ergo la mente del giudice, che si ritiene NON razzista(si come no...) è ancora vincolata ad una societa U.S.A. antiquata che per fortuna ormai esiste solo in poche parti degli Stati Uniti.
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Minacce a Berlusconi, Bossi e Fini. Quando, toccato il fondo, si tenta la via della strategia della tensione.


ROMA (Reuters) - Il giornale "Il Riformista" ha ricevuto una lettera di minacce contro il premier Silvio Berlusconi, il presidnete della Camera Gianfranco Fini e il ministro delle Riforme, e leader della Lega Nord, Umberto Bossi. Lo ha riferito oggi a Reuters uno dei vicedirettori del quotidiano.

La lettera, firmata "Brigate rivoluzionarie per il comunismo", col simbolo rivoluzionario della stella a cinque punte, indicava le 23.59 di ieri come scadenza entro cui Berlusconi, Fini e Bossi avrebbero dovuto abbandonare l'attività politica, intimando poi il premier a consegnarsi "alla giustizia comune" perché altrimenti "in quella comunista la sentenza sarà inevitabile".

Nella missiva Bossi viene definito "capo delle nuove camicie nere" e si annuncia in caso di mancate dimissioni "un nuovo 8 settembre" (il riferimento è probabilmente all'armistizio dell'8 settembre 1943, quando l'Italia fu invasa dai tedeschi e il Re fuggì nel sud Italia).

La lettera risulta essere stata spedita da Milano l'8 ottobre, dopo la bocciatura da parte della Consulta del cosiddetto Lodo Alfano sulla sospensione dei processi alle quattro più alte cariche dello Stato, ma è stata aperta solo questa mattina.


Da Reuters


La logica che regola la "strategia della tensione", è riassumibile nel famigerato slogan "destabilizzare per stabilizzare".

E' risaputo che la "strategia della tensione" fa miracoli, è il miglior rimedio per un governo in crisi o in calo di consensi. Come è già accaduto altre volte nella storia, per riacquistare il consenso perduto basta qualche bomba, oppure solo la minaccia di una bomba o di un attentato terroristico.

Come avvenne nel caso del regime democristiano, che intorno alla metà degli anni '70 era travolto dagli scandali ed era sprofondato in una fase di declino che sembrava quasi inarrestabile sul piano ideologico, politico ed elettorale, mentre il Partito comunista era in netta ascesa, ebbene il sequestro Moro capitò esattamente come il cacio sui maccheroni e riuscì a salvare la Dc, e il suo sistema di potere politico-affaristico, da un crollo certo e definitivo.

Ed ecco che la storia si ripete sempre, la prima volta in tragedia, la seconda in farsa.

Infatti, è una commedia palesemente ridicola e surreale, se non addirittura grottesca, la lettera inviata ieri mattina, sabato 17 ottobre, al quotidiano "Il Riformista", contenente minacce, indirette, di morte per Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Umberto Bossi da parte di una sigla, le sedicenti "Brigate rivoluzionarie per il comunismo combattente". Una sigla buffa e farneticante, già adoperata all'inizio di ottobre per una missiva spedita ai giornali "Il Messaggero", "Il Foglio" e "Il Fatto quotidiano", e immediatamente giudicata dagli investigatori come assolutamente inattendibile, folle e delirante.

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domenica 18 ottobre 2009

Lei è educato, si vergogni. (di Marco Travaglio)


Nel regime di Berlusconia chi ha la sfortuna di aver ricevuto un'educazione, di aver imparato che non si dicono le bugie e si parla uno per volta, è fregato. Chi ha una reputazione fa di tutto per conservarla: ma chi ne è sprovvisto non teme di perderla, dunque parte avvantaggiato. Perché può fare e dire tutte le porcate che vuole, tanto da lui ci si attende il peggio. Prendete Gasparri, con rispetto parlando: continua a dire in tv che io vado in ferie a spese della mafia, ben sapendo che non è vero ma che nessun Vespa lo smentirà e nessuna Authority o Vigilanza interverrà. Prendete il miglior premier degli ultimi 150 anni, il più perseguitato della Storia (più di Gesù, per dire), il più buono e giusto: siccome è anche l'editore più liberale dai tempi di Gutenberg, una delle sue tv fa pedinare con telecamera nascosta il giudice Mesiano, per dimostrare che è un tipo strano e sospetto (infatti porta calzini turchesi, fuma e aspetta il suo turno dal barbiere, invece di andare a puttane o frequentare papponi e spacciatori).

Così tutti i giudici che si occupano di Berlusconi sanno quel che li aspetta se non fanno i bravi. Prendete Il Giornale: raccoglie testimonianze anonime di gente che ha origliato il giudice Mesiano mentre a cena con amici avrebbe parlato male di Berlusconi e bene di Prodi (davvero sorprendente: fra Prodi, che ha sempre rispettato la magistratura, e Berlusconi, che ha definito tutti i magistrati vivi e morti “antropologicamente diversi dal resto della razza umana” e “mentalmente disturbati”, dunque “noi ai giudici insidiamo le mogli perchè siamo tombeur de femmes”, un giudice preferisce Prodi: che tipo bizzarro). Il fatto è che ogni cittadino, giudici compresi, ha tutto il diritto di preferire Prodi a Berlusconi o viceversa, l'importante è che giudichi secondo giustizia. Solo una mente malata – come ha notato Maltese - può pensare che un giudice di sinistra condanni un innocente solo perchè di destra, e viceversa. Oltretutto Mesiano non poteva che condannare la Fininvest a risarcire De Benedetti per la sentenza comprata sul lodo Mondadori, visto che la Cassazione penale aveva già stabilito che l'Ingegnere andasse risarcito. Il giudice civile doveva solo quantificare il danno.

Prendete Belpietro ad Annozero: dice che il giudice Carfì, autore della prima sentenza penale su Mondadori, non è imparziale perchè fu sentito sussurrare al pm che con Berlusconi “bisogna usare il bastone e la carota”. Piccolo particolare: il giudice del bastone e della carota non era Carfì, ma Crivelli, che non giudicava su Mondadori, ma su Guardia di Finanza, e non parlava di Berlusconi, ma del calendario delle udienze. Chi se ne frega, Crivelli o Carfì pari sono: cominciano entrambi per C. Prendete il leghista Castelli, un altro che non ha l'handicap della buona educazione: interrompe, strilla, insulta, delira. Vuole i pm “eletti dal popolo” (fantastico: i pm di partito), poi se la prende con quelli “politicizzati”, cioè di sinistra: quelli che invece stavano con lui al ministero e sperperavano denaro pubblico in consulenze inutili, non sono politicizzati: vanno benissimo, come quelli corrotti da Previti con soldi di Berlusconi. Averne. La prova dei giudici politicizzati, per il padano, è un vecchio libro di un vecchio giudice che racconta i funerali, negli anni 70, di un collega, tale Pesce, tra bandiere rosse e pugni alzati. Che diavolo c'entri questo Pesce (fra l'altro morto e sepolto) col caso Mondadori, lo sa solo lui. Evidentemente il Castelli preferisce Metta e Squillante: meglio corrotti che rossi.

da Il Fatto Quotidiano n°22 del 17 ottobre 2009 - Marco Travaglio

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Caso Mondadori, continua la caccia al giudice Mesiano. DIAMO SOLIDARIETÀ A RAIMONDO MESIANO.

Il giudice Mesiano, quello che ha osato condannare la Fininvest a pagare 750 milioni di euro, è stato seguito mentre passeggia per Milano e va dal barbiere. Il servizio, trasmesso da “Mattino5” di Claudio Brachino, mostra il giudice che fuma e “non riesce a stare fermo”. D’altronde “alle sue stravaganze siamo ormai abituati”. In coda arriva lo scoop: “Mesiano ci regala un'altra stranezza: guardatelo seduto su una panchina: pantalone blu, mocassino bianco e calzino turchese”. Dietro la caccia all’uomo travestita da giornalismo si intravede lo stile di Alfonso Signorini. Il Cavaliere ha annunciato “notizie” su Mesiano e, dopo avere spedito i cronisti di “Chi” in Calabria per trovare notizie sulla salute e la famiglia del giudice, a Mediaset si dice che proprio Signorini avrebbe avuto l’idea del pedinamento. A un calzino turchese.

di Marco Lillo da Il Fatto Quotidiano


"Mattino Cinque" sul giudice Raimondo Mesiano (VIDEO)


Solidarietà al giudice Mesiano

Molti magistrati da lunedì andranno a lavoro con i calzini turchesi in segno di solidarietà con il loro collega Raimondo Mesiano linciato da Canale5 per aver osato dare torto alla Fininvest. Facciamolo anche noi. Lasciate un messagio e mandate le vostre foto con i calzini turchesi.
Ecco come: Siamo tutti Raimondo Mesiano - Anch'io ho il calzino turchese





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sabato 17 ottobre 2009

Poltrone di famiglia e decisioni difficili


Sarkozy dà al figlio secondogenito di 23 anni, Jean (si, è il belloccione in foto) la direzione dell'ente che controlla il più importante quartiere finanziario europeo. Accuse di Nepotismo da parte della satira francese. Riguardo a questa notizia il premier Berlusconi ha detto: "Che azione spregevole e vergognosa da parte di Sarkozy, almeno io per le raccomandazioni alle poltrone di ministro mi sono fatto fare qualche buon pompino. Dilettante."

La suddetta satira ha proposto ironicamente al presidente di candidare anche il figlio di 12 anni come ministro della pubblica istruzione. Secondo me c'è poco da essere ironici. Un dodicenne saprebbe fare comunque meglio della Gelmini in un ministero del genere.

Sul social Network Twitter la figlia venticinquenne dell'Ex Candidato McCain ha messo una foto osè in cui mostra un decoltè a stento trattenuto da un succinto vestitino. Saputa la notizia Berlusconi si è I-M-M-E-D-I-A-T-A-M-E-N-T-E registrato su Twitter per verificare con i propri occhi.

Per Silvio una grande opportunità:una gran gnoccona, maggiorenne, e forse pure di destra. In una parola? BINGO!

Il premier è di fronte ad un opprimente dubbio amletico: quale frase da rimorchio usare per la prosperosa signorina McCain? "Ti va di vedere il lettone di Putin?" o "Sei invitata ad una visita gratuita alle mie tombe etrusche." Per decidere la scelta migliore ha convocato Ghedini e l'intero consiglio dei ministri.
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