lunedì 19 ottobre 2009

Minacce a Berlusconi, Bossi e Fini. Quando, toccato il fondo, si tenta la via della strategia della tensione.


ROMA (Reuters) - Il giornale "Il Riformista" ha ricevuto una lettera di minacce contro il premier Silvio Berlusconi, il presidnete della Camera Gianfranco Fini e il ministro delle Riforme, e leader della Lega Nord, Umberto Bossi. Lo ha riferito oggi a Reuters uno dei vicedirettori del quotidiano.

La lettera, firmata "Brigate rivoluzionarie per il comunismo", col simbolo rivoluzionario della stella a cinque punte, indicava le 23.59 di ieri come scadenza entro cui Berlusconi, Fini e Bossi avrebbero dovuto abbandonare l'attività politica, intimando poi il premier a consegnarsi "alla giustizia comune" perché altrimenti "in quella comunista la sentenza sarà inevitabile".

Nella missiva Bossi viene definito "capo delle nuove camicie nere" e si annuncia in caso di mancate dimissioni "un nuovo 8 settembre" (il riferimento è probabilmente all'armistizio dell'8 settembre 1943, quando l'Italia fu invasa dai tedeschi e il Re fuggì nel sud Italia).

La lettera risulta essere stata spedita da Milano l'8 ottobre, dopo la bocciatura da parte della Consulta del cosiddetto Lodo Alfano sulla sospensione dei processi alle quattro più alte cariche dello Stato, ma è stata aperta solo questa mattina.


Da Reuters


La logica che regola la "strategia della tensione", è riassumibile nel famigerato slogan "destabilizzare per stabilizzare".

E' risaputo che la "strategia della tensione" fa miracoli, è il miglior rimedio per un governo in crisi o in calo di consensi. Come è già accaduto altre volte nella storia, per riacquistare il consenso perduto basta qualche bomba, oppure solo la minaccia di una bomba o di un attentato terroristico.

Come avvenne nel caso del regime democristiano, che intorno alla metà degli anni '70 era travolto dagli scandali ed era sprofondato in una fase di declino che sembrava quasi inarrestabile sul piano ideologico, politico ed elettorale, mentre il Partito comunista era in netta ascesa, ebbene il sequestro Moro capitò esattamente come il cacio sui maccheroni e riuscì a salvare la Dc, e il suo sistema di potere politico-affaristico, da un crollo certo e definitivo.

Ed ecco che la storia si ripete sempre, la prima volta in tragedia, la seconda in farsa.

Infatti, è una commedia palesemente ridicola e surreale, se non addirittura grottesca, la lettera inviata ieri mattina, sabato 17 ottobre, al quotidiano "Il Riformista", contenente minacce, indirette, di morte per Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Umberto Bossi da parte di una sigla, le sedicenti "Brigate rivoluzionarie per il comunismo combattente". Una sigla buffa e farneticante, già adoperata all'inizio di ottobre per una missiva spedita ai giornali "Il Messaggero", "Il Foglio" e "Il Fatto quotidiano", e immediatamente giudicata dagli investigatori come assolutamente inattendibile, folle e delirante.

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