sabato 16 ottobre 2010

Il mio nome è Giustizia




Sono tanto cari i sogni che custodiamo gelosamente dentro di noi.
Sono tanto cari da portarci, talvolta, ad essere spietati.
Justice, un ragazzo ghanese, all'età di 14 anni decise di lasciare la sua terra ma non sapeva che il suo sogno sarebbe stato spietato quanto la sua voglia di raggiungerlo.
Giustizia è il nome della speranza che ha accompagnato questo ragazzino lungo sentieri mai immaginati, nella fame più disumana, nelle notti al freddo.
Giustizia è il nome del viaggio lungo metà della terra africana, quella a nord, quella immersa nel deserto che poi si ferma dove il mare è media-terre e dove i sogni degli africani diventano possibili.
Le possibilità, però, non sono uguali per tutti e c'è chi in questi viaggi si deve arrendere al sogno di speranza.
Un racconto avvincente, che con una verità spietata cerca di far riflettere sulle condizioni di cui sono schiavi intere popolazioni africane in cerca di una nuova vita verso l'Europa.



Il 5 ottobre 2010 dopo due giorni in terra libica, il commissario europeo per gli Affari interni e quello per l'Allargamento e politica di vicinato hanno siglato un agenda di cooperazione con la stessa Libia in tema di lotta al traffico di esseri umani, aiuto alle piccole e medie imprese, dialogo sulla protezione internazionale dei rifugiati. Il costo complessivo è di 60 milioni di euro. Tutt'oggi non esiste un calendario per la messa in atto di queste operazioni.



Il costo di vite umane non è possibile stimarlo.

Questa considerazione, però, la capirete solo dopo aver letto tutto il racconto.





Paul Kenyon

"Il mio nome è giustizia"

264 p.

Edizioni PIEMME



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