giovedì 18 aprile 2013

L'assassino non è il maggiordomo, è il segretario!

Immaginate la parodia di omicidio da romanzo giallo da due soldi. Perde la vita il riccone di turno con un coltello ficcato dritto nella schiena. Il tizio  all'apparenza è amato da tutti, che lo ritengono una bravissima persona che non si meritava una fine così ingiuriose e cose così. Sorge la domanda: chi ha usato l'arma del delitto? E qui a ruota con le ipotesi. È stata la cameriera/ il maggiordomo/ il cuoco/ la sguattera/il fattorino delle pizze! Dice qualcuno. Come al solito il primo a rimetterci è il poveraccio di turno no? Quello che secondo i malfidati invidia la grana al riccone e tante altre belle cose. L'investigatore, mica un idiota qualunque per fortuna, dà il giusto peso a queste accuse e preferisce continuare a indagare, e lì sorgono le prime vere magagne, roba del tipo che il riccone penetrava ogni orifizio libero della casa, il figlio primogenito è un fallito con l'hobby dell'alcol, la figlia è sempre strafatta come un cammello e la moglie è una vacca non da poco. E quindi la situazione diventa sempre più complicata, tanto complicata che nessuno si è accorto che il detective è arrivato meno di un secondo dopo che la famiglia del defunto ha cambiato la polizia, ha  indossato l'anello del riccone, ha nascosto in tasca un mazzetto di banconote non misteriosamente insanguinate e già sapeva che la vittima era stata accoltellata alla schiena senza che gli avevan detto nulla. Ecco, più o meno come sono andate le cose oggi con la faccenduola delle elezioni del presidente della Repubblica con Bersie che(non credo per tornaconto personale come nel caso del detective ma perché si è disperato all'ultimo) dopo 50 giorni di coerente lotta ha fatto il servizietto ad Alfano e al Silvione, mandando in vacca tutte le speranze di parte del PD, che era stato attirato più dalla sindrome da primadonna di Grillo, che dalla serpe in seno chaimata Pierluigi Bersani.

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