venerdì 11 giugno 2010

Petrolio e i diritti espropriati


La European Coalition on Oil in Sudan (Ecos), coalizione di 50 agenzie umanitarie europee attive in Sudan, ha denunciato, in un rapporto pubblicato oggi, il ruolo ricoperto da un consorzio di compagnie petrolifere, guidate dalla svedese Lundin Petroleum (ex Lundin Oil), nel conflitto civile tra Nord e Sud Sudan, in un periodo collocato tra il 1997 e il 2003.
Tutto sarebbe iniziato quando il governo di Khartoum ha siglato con il gruppo petrolifero un contratto per i diritti di trivellazione di un area denominata Blocco 5A, nel Unity State, in Sud Sudan. La regione, che allora non si trovava completamente sotto il controllo dell'esercito del Nord, è diventata il centro di una violenta disputa tra Khartoum e i ribelli sudisti del Sudan People's Liberation Army (Spla).
Gli scontri hanno provocato la morte di almeno 12 mila persone e lo spostamento forzato di 160 mila abitanti della regione. A questo si aggiungono le atrocità commesse da entrambi i contendenti nei confronti dei civili: la distruzione di scuole, gli stupri e il sequestro di bambini.
«Il Consorzio doveva essere a conoscenza degli abusi commessi dai gruppi armati. Gli stessi gruppi che provvedevano a garantire in parte la sicurezza degli impianti» scrive il rapporto Ecos.
Il gruppo di agenzie ha inoltre fatto appello alle compagnie petrolifere, perché risarciscano gli abitanti colpiti dalle violenze. Il trattato di pace siglato nel 2005 tra Nord e Sud e la successiva costituzione provvisoria, avrebbero fatto sorgere, secondo Ecos, un diritto materiale ad ottenere compensazioni per le ingiustizie subite nel passato. Compensazioni che al momento non hanno mai riguardato le compagnie petrolifere.
Il consorzio, che comprende anche la malese Petronas Carigali Overseas, l'austriaca OMV Exploration GimbH e la sudanese Sudapet Ltd., è accusato di aver dato impulso alla violazione dei diritti umani nella regione.
Un'accusa che la svedese Lundin respinge: «Questo rapporto - ha fatto sapere la compagnia - non presenta alcuna prova che dimostri una qualche violazione da parte dell'azienda».
Ecos ha tuttavia invitato i governi svedese, malese e austriaco a compiere le dovute indagini per verificare il grado di coinvolgimento delle compagnie.

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