sabato 3 luglio 2010

G8/G20: ancora promesse

(originariamente scritto il 29 Giugno, mi scuso per il ritardo con Valentina e coi lettori)Si è chiuso nel fine settimana, in Canada, il vertice dei G8, a Muskoka, in Ontario, seguito subito dopo dal G20, a Toronto. A conclusione dei lavori è apparso evidente che la ripresa economica è ancora fragile e il sistema mondiale è tuttora esposto a molti rischi. Entrambi i vertici hanno visto i paesi partecipanti assumere posizioni distanti rispetto alle misure da mettere in campo per affrontare l'emergenza. Unico obiettivo che i governi si sono posti, è stato: dimezzare il deficit entro il 2013. Nel comunicato finale si legge «ci impegniamo ad intraprendere azioni concertate per sostenere la ripresa, creare nuovi posti di lavoro e pervenire a una crescita più vigorosa». Nel corso del vertice si è discusso a lungo sulla possibilità di imporre tassazioni sulle banche e sulle transazioni finanziarie ma l'iniziativa, proposta e sostenuta da Germania, Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti, è stata respinta con determinazione da Canada, Brasile, India e Australia. Anche gli osservatori del Financial Stability Board, avvertivano che in questa fase la priorità è procedere con la riforma globale del sistema bancario, la cosiddetta "Basilea III", e solo dopo si potrà pensare a porre eventuali tasse sulle banche. La bocciatura della proposta sulle tassazioni è stata accolta con grande disappunto dalle Ong. Secondo Oxfam, rete di organizzazioni che si battono contro la povertà, l'applicazione della tassa sarebbe stata un valido strumento per contrastare la speculazione e, soprattutto, per raccogliere fondi capaci affrontare i danni provocati dalla crisi. Negativo è dunque il giudizio delle Ong, che bocciano il summit canadese definendolo un passo indietro rispetto al passato. Le organizzazioni che fanno capo alla Campagna Zerozerocinque, chiamano in causa l'Europa, chiedendo sia il vecchio continente ad "aprire la strada". «Ora tocca all'Europa - scrivono le organizzazioni - proseguire compatta per un'attuazione della tassa sulle transazioni finanziarie. Una misura per frenare la speculazione senza impatti negativi sull'economia reale, e che potrebbe produrre un gettito fondamentale per ridare fiato ai conti pubblici».Cinque anni dopo le promesse fatte al vertice di Gleneagles, quando i membri del G8 avevano annunciato di voler aumentare di 50 miliardi di dollari gli aiuti ai paesi più poveri (soprattutto dell'Africa), il rapporto della presidenza di turno canadese rivela come, ad oggi, manchino ancora 18 miliardi di dollari. È stata invece definita un'operazione di immagine la "Muskoka Initiative", presentata dal primo ministro canadese Stephen Harper, ai G8 e ai capi di stato di Sudafrica, Malawi, Etiopia, Senegal, Nigeria, Algeria ed Egitto, invitati a partecipare al vertice.Sostenere la salute materno-infantile nei Paesi in via di sviluppo, questo l'obiettivo del piano proposto da Harper. Si stima che il piano sia in grado di muovere, nei prossimi 5 anni, 10 miliardi di dollari, da destinare al raggiungimento di due aree di intervento riguardanti gli Obbiettivi di Sviluppo del Millennio: la riduzione della mortalità infantile e la tutela della salute materna.Fredda la reazione della Chiesa: «Il summit non ha dato i frutti sperati, non migliora la situazione per i più deboli, per i giovani che non hanno retribuzioni eque e delle persone che perdono il lavoro senza trovarne un altro», sono le parole del card. Tarcisio Bertone, segretario di stato Vaticano.Nei due giorni del vertice non sono mancati i disordini e le violenze. Nelle ultime ore Toronto è stata sconvolta dagli scontri scoppiati tra polizia e manifestanti. All'interno dei cortei di protesta dei no global si sarebbero infiltrati, secondo le autorità canadesi, gruppi di "black bloc" che hanno dato vita ad una vera e propria guerriglia urbana, devastando negozi e incendiando veicoli della polizia nei pressi della barriera di sicurezza, che vietava l'accesso ai lavori del G20.La polizia ha usato lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere i cortei. In totale più di 600 persone sono state arrestate. Gli agenti hanno fatto irruzione anche nel campus dell'Università di Toronto, dove sono state fermate una settantina di persone sospettate di non essere studenti.
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