sabato 17 dicembre 2011

Metro 2033 di Dmitry Glukhovsky


Prima di leggere questo romanzo mi sono fiondato sul suo adattamento videoludico, uscendone tra l'altro completamente soddisfatto. Ma del gioco ne ho già parlato nell'altro blog in cui sono autore (si, mi sto autopubblicizzando. Che cosa triste.) e quindi passerò direttamente a scrivere qualcosa riguardo al libro. "Chi va là?Artyom, va' a vedere!" Artyom si alzò con riluttanza dal posto che aveva occupato vicino al fuoco e, imbracciando la mitragliatrice che portava sulla schiena si diresse verso l'oscurità. Si fermò al limitare della zona illuminata, poi tolse la sicura all'arma nel modo più rumoroso e minaccioso che gli riuscì e cominciò a urlare, burbero: "Fermi! Parola d'ordine!". Un'appostamento al buio di sentinelle armate, in una frontiera ancora non identificata. Così inizia il romanzo di Glukhovsky catapultando il lettore nella Mosca dell'anno 2033, o meglio, sotto Mosca. Una devastante guerra atomica, combattuta una ventina di anni prima, ha infatti reso inabitalie molte città del mondo, tra cui per l'appunto questa tentacolare metropoli russa. La poca gente sopravvissuta è riuscita a ricominciare una sorta di civiltà nella metropolitana di Mosca, dove le radiazioni non sono arrivate e dove l'aria è ancora respirabile. Il tutto arrangiandosi, creando coltivazioni improvvisate di funghi e allevamenti di maiali miracolosamente recuperati dagli Stalker. Tali individui sono coraggiosi esploratori dalla reputazione quasi leggendaria che equipaggiati per sopravvivere al meglio alle radiazioni ricercano in superficie qualsiasi cosa che possa aiutare la vita sottoterra o semplicemente possa far ricordare agli abitanti quel mondo, ormai antico perso nella guerra per colpa della stupidità dell'uomo. Una stupidità così dura a morire che anche sottoterra gli uomini si dividono e si combattono fra loro, a volte, in insulse guerre di logoramento. E alcune di queste fazioni sono le stesse che ci sono state prima del disastro: ci sono i comunisti, che cercano di portare le idee marxiste e leniniste nella metro adattandole alla nuova vita sotterranea, cosa che li spinge a confrontarsi con l'Hansa, una sorta di corporazione di mercanti, mentre e dall'altra parte ancora ci sono i fascisti che hanno creato una fazione intenta a formare "un quarto reich" , adattando la folle ideologia hitleriana alla cultura slava...
In mezzo a questo "background" che viene descritto in digressioni volte a fare immedesimare il lettore nel vivo di questa storia apocalittica, il ventenne Artyom deve fare i conti con una missione: informare la Polis, una sorta di capitale che raggruppa le quattro stazioni centrali della metro, di una misteriosa e inquietante minaccia rappresentata dai Tetri, creature che qualcuno arriva persino a definire l'evoluzione dell'Homo Sapiens. Per quanto riguarda la recensione vera e propria non ho tantissime cose da dire. Ho apprezzato molto la scelta dell'ambientazione, intesa dall'autore quasi come un monito contro la guerra, che non strappa solo le vite dei soldati impegnati sul campo di battaglia, ma ha il potere di azzerare qualsiasi forma di civiltà e cultura, nullificando lo sforzo di secoli di creare una società per alcuni versi moderna. Ho ritenuto molto adeguata la narrazione da "appendice" della storia della Città-Metro, e definirei come molto interessante l'idea del nuovo folclore creato dagli abitanti della nuova società: sono presenti storie e persino leggende che vengono raccontate dai vari personaggi che raccontano di vari argomenti come una stazione abbandonata, o uno Stalker di fama eroica, o i non ben definiti ricordi della vita precedente alla guerra nucleare.



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