sabato 21 gennaio 2012

La Lega non è bella se non è litigarella




Ultimamente il rapporto tra Bossi e Maroni sembrava un fidanzamento di teenager in crisi. Un po' come succede alle coppiette quando il ragazzo scopre che la sua ragazza ancora esce con l'ex. E in questo caso la ragazzina è Umberto Bossi, e l'ex è Silvio Berlusconi. E qui Roberto si incazza minacciando di lasciare l'amato Umberto se non tronca i rapporti con Silvio, facendo così nascere un litigio pericoloso per la coppia. Tuttavia Umbertello e Robertino hanno deciso di fare la pace. Il tutto allo scopo di cooperare contro lo Zar Monti il Terribile lasciando da parte le incomprensioni e partecipare entrambi mano nella mano alla manifestazione Leghista Anti Premier di domani, perchè si sa, come dice il banalissimo proverbio il nemico del mio nemico è mio amico. Ma secondo me un altro motivo c'è. La Lega, da quando Silvione ha dato le dimissioni in favore di Monti, ha lasciato orfani i Leghisti, togliendo loro ogni minimo potere contrattuale dato prima che il governo cadesse la Lega, in cambio di qualche avanzo (leggasi federalismo e altre schifezze) era disposto a coprire il PdL impedendo la caduta, sempre più minacciosamente vicina. n questo modo, seppure con molta lentezza la Lega poteva sperare di ottenere qualcosa dato che era seduta vicina alla stanza dei bottoni. Dopo la Caduta non più, e da allora può contare solamente su se stessa, e dato che la Lega non brilla né per intelligenza, né per forza politica dato che, grazie agli dèi, non dispone di un elettorato preoccupantemente numeroso. E quindi, per quanto l'iniziativa di Maroni di "votare secondo coscienza" e non "secondo la volontà di Silvio" come avveniva prima, fosse nata per cercare disperatamente nuovi iscritti, alla fine ha deciso di chiudere la bocca perchè ha capito che forse inimicarsi Bossi e rischiare di scindere il partito non era una così grande idea. Speriamo che altri dissidi interni colpiscano quest'accozzaglia di retrogradi per molto tempo a venire e che possano smettere di nuocere allo stato italiano e soprattutto alla sua credibilità, come invece avveniva di frequente durante il governo Berlusconi.





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